Acconti di imposta più leggeri. Solo un'idea, al momento. Ma nel pacchetto anti-crisi allo studio del Governo potrebbe trovare posto anche una misura destinata a ridurre l'impatto dei versamenti del secondo anticipo sulle imposte 2008 che imprese, lavoratori autonomi e professionisti sono chiamati a effettuare entro il 1° dicembre (il 30 novembre quest'anno è domenica). Una salutare iniezione di liquidità - si tratterebbe, di fatto, solo di un differimento dei pagamenti al 2009, insieme al saldo - in un momento nel quale al negativo andamento congiunturale si sommano le maggiori difficoltà di accesso al credito.
Anche alla luce delle proposte avanzate dalle associazioni di categoaria, il Governo sta quindi lavorando a un'ipotesi di rimodulazione dei versamenti. Con benefici, almeno a livello di sistema, non irrilevanti. Si pensi che il taglio di due punti percentuali della misura degli acconti di fine novembre vale oltre 1,4 miliardi. E che, con una riduzione del 3%, il risparmio alla cassa per contribuenti Irpef, Ires e Irap potrebbe invece superare i 2 miliardi di euro.
Le cifre, d'altra parte, parlano chiaro. Se si parte dai 27,9 miliardi versati con il primo acconto di giugno e luglio (pari al 40% degli acconti dovuti per le imposte dirette e Irap del 2008), è possibile quantificare in circa 70 miliardi il totale dell'autoliquidazione in acconto per il 2008. Perciò lo "sconto momentaneo" di quanto il Fisco potrebbe concedere a imprese, professionisti e cittadini si colloca tra un minimo di 1,399 miliardi di euro, se si dovesse procedere a una riduzione del 2%, fino a un massimo di 2,79 miliardi, se il taglio delle percentuali raggiungesse il 4 per cento.
In ogni caso, va detto che la richiesta di una rimodulazione delle attuali aliquote degli acconti (99% per Irpef e Irap di persone fisiche e società di persone, e 100% per Ires e Irap delle società di capitali) è accompagnata, come misura alternativa, dalla rateizzazione dei versamenti di fine mese.
Dottori commercialisti ed esperti contabili considerano la riduzione degli acconti una misura importante ma non sufficiente. E che andrebbe associata a formule più mirate, soprattutto per sostenere gli investimenti. Per fare un esempio, il ripristino degli ammortamenti anticipati va visto come una «doverosa restituzione» di quanto tolto in virtù di quella promessa di aggiornamento dei coefficienti di ammortamento inserita nella Finanzairia 2008, seppur dal passato Governo, ma caduta ormai nel dimenticatoio.
In ogni caso la misura sugli acconti, che richiede uno sforzo di copertura di cassa non di poco conto, presenta anche un risvolto della medaglia a favore dell'Erario. La riduzione delle percentuali dovute, infatti, potrebbe giocare anche da incentivo per non far scappare i contribuenti dall'appuntamento con gli anticipi di novembre. Infatti, mentre i più "grandi" hanno potenzialità e carte per affidarsi al metodo di calcolo cosiddetto previsionale e sfruttare così sia le misure della Finanziaria 2008 sia la contrazione degli utili dovuta alla crisi per autoridursi gli importi dovuti a fine mese (si veda l'articolo a fianco), per i più piccoli e per chi è a corto di liquidità, omettere gli acconti e affidarsi al ravvedimento operoso – con una sanzione del 6% e gli interessi calcolati giorno per giorno – equivale quasi a una richiesta di finanziamento per sostenere gli obblighi fiscali. Forse, alla luce dell'attuale costo del denaro, perfino più vantaggiosa.
